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IL CORREDO DELL’ALPINISTA


acciamo adunque il nostro sacco. Di zaini ve ne ha di varie specie. Chi vanta quello del Podestà, chi quello del Gilardini, chi continua — ad attenersi al modello dello zaino da soldato.

Si inventarono anche i portazaini per separare la tela o la pelle dal contatto della schiena.

E assai difficile il suggerire un sistema a preferenza dell’altro: il portazaino Bossoli è eccellente ma vi è chi trova non rigido il rialzo di bacchette di giunco. C’è da pensarci molto su questo argomento, se il sacco lo dobbiamo portare noi sia giù nella valle che sopra i ripidi dorsi del monte. Se poi preferiamo di farlo portare, allora ogni dicussione termina.

Mettiamoci dentro il meno che sia possibile: il purissimo necessario. Non sto a farvene la enumerazione e dovete essermene grati. Veniamo agli abiti. Alla esposizione alpina dell’anno passato abbiamo visto vari figurini: secondo me, nessuno pratico. Cosi diciamo delle scarpe di montagna di cui non ci mancarono certi saggi atti più a spaventare che a incoraggiare chi vuol darsi alle salite alpine. L’abito dell’alpinista non ha nulla a che fare coll’eleganza. Per essere pratico conviene che sia semplice, le scarpe poi i calzolai della città non le sanno fare assolutamente. Dopo una camminata di parecchie ore all’ingiù, i vostri piedi saranno rovinati. Quindi io vi consiglio o scarpe vecchie, sempre preferibili, o scarpe fatte da un ciabattino montanaro. — Come i piedi sono la base del corpo, così le scarpe di montagna sono l’elemento essenziale per l’alpinista. Il cappello, io lo preferisco di feltro molle bianco o grigio Per le escursioni invernali ora diventate più frequenti e tanto in uso presso la sezione milanese del Club Alpino Italiano, alcuni soci della quale superarono pochi giorni or sono, felicemente, la Grigna settentrionale dal versante di Mandello, si portano in capo certi cappucci di maglia che coprono metà della faccia. Il rimanente dell’abito non è necessario di mutarlo, si raddoppiano le lane sulla pelle e si sta bene.

In inverno poi, allorché la neve è alta e molle, si adattano ai piedi cerchi di legno, che nomansi ruchette ed impediscono lo sprofondare. La marcia è dapprima un po’ incomoda ma poi, tutto va bene.