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gione, Ci ha significato desiderare ardentemente di essere consecrato, e ricevere da Noi la Corona Imperiale, affinchè cotesta solenne Cerimonia vesta nel grado il più eminente, che far si possa, il carattere della Religione, e le celesti benedizioni tragga largamente.

Una siffatta domanda con tai sensi espressa non solo diede per se stessa a Noi una luminosa testimonianza della sua Religione, e filiale riverenza verso questa Santa Sede, ma venne eziandio accompagnata con manifeste dichiarazioni, onde l’Imperatore Ci assicurò della costante sua volontà di giovare ogni giorno più alla Santissima Fede, i cui disastri a riparare in que’ fioritissimi Paesi ha egli cotanto, e con sì grandi sforzi cooperato. Poichè nei carteggj, che volle avere con Noi, con precise parole Ci espresse questo sentimento dell’animo suo. Il perchè Ci fece sapere, che l’obbietto del Nostro Viaggio in Francia non era tanto la Cerimonia d’imporre sul suo Capo la Corona, ma che i grandi affari della Chiesa se ne sarebbero presa la parte principale, e che questi sarebbonsi trattati nei parlamenti, che avremmo avuti insieme, e che i loro successi non potevano che aspettarsi utilissimi al progresso della Religione, ed al bene de’ Popoli.

Voi vedete adunque, Venerabili Fratelli, quanto giuste, e quanto rilevanti ragioni abbiamo d’intraprendere questo Viaggio. Imperciocchè il vantaggio della Nostra Santissima Religione vi Ci muove, e la Nostra riconoscenza verso il Potentissimo Imperatore, il quale avendo, come dicemmo, tutta la sua autorità impiegata, perchè lecito fosse di professare liberamente in Francia la Cattolica Religione, e di esercitarla pubblicamente, ora Ci dimostra inoltre un animo così inclinato a procacciare della medesima Religione l’accrescimento.

Pertanto Ci leviamo in una grande speranza, che imprendendo Noi sul suo invito questo Viaggio, e con esso Lui abboccandoci, tai cose abbiano dal suo senno a seguire pel bene della Chiesa Cattolica, la quale si è l’unica arca della salute, che al fin possiamo rallegrarci del compimento del sommo affare della Santissima Religione. E questa speranza non tanto s’appoggia sulla debolezza delle Nostre parole, quanto sulla grazia di Colui, di cui sostegniamo, sebbene immeritevoli, le veci in terra, grazia, che colle preci, e co’ sacri riti invocata

 
 
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