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60 | alle porte d’italia |
piccato il fuoco al magazzino delle polveri, ricominciano a fulminare con la frenesia della vittoria. Ma che è? Dai bastioni non si risponde. Si avvicinano titubanti, irrompono dentro come un torrente.... Non c’è più anima viva. Il forte è un mucchio di rovine. Non ci trovano che pochi cenci sanguinosi e un cannone con l’arma di Savoia, inchiodato. Fin dallo spuntare dell’alba, il governatore De Beaulieu, per ordine del comandante di Pinerolo, dopo aver fatto minare le cortine della porta principale e delle porte di soccorso, era sparito col presidio per la via sotterranea, non lasciando che pochi soldati coll’incarico di dar fuoco alle mine all’ultimo momento. Che formidabile moccolo deve aver attaccato Vittorio Amedeo!
Avvicinandosi alla villa solitaria del signor Todros, che copre lo spazio già occupato dal forte, il maggiore si fermò ad osservare due piccole piramidi di bombe che s’alzano sui due pilastri della porta del giardino: bombe che furon trovate nella terra, con qualche pozzo d’armatura e poche monete ossidate, scavando là presso. Chi sa che non fosse proprio una di quelle, la bomba che aveva fracassato le gambe al povero Montour, maggiore del presidio. — Due bei piatti di patate di Savoia, — soggiunse il De Beaulieu, fissandole con gli occhi sorridenti d’un buongustaio.
Lassù v’è uno spianato ampio, come non s’immagina guardando la cima del monte da San Maurizio: bei vigneti; tratti di terreno coperti d’erba altissima, ombreggiati da gruppi di quercioli, di eriche, di pini selvatici, e tutti