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54 | alle porte d’italia |
eran stati posti cinque battaglioni di fanteria discesi da Roccia Coltello, dove stava a campo il Catinat con gli avanzi dell’esercito.
— Qui doveva passar la strada sotterranea, mi disse. — Voleva dire la strada sotterranea, lunga almeno un miglio di Piemonte, che metteva in comunicazione il forte con la cittadella. — È probabile che seguitasse i serpeggiamenti della strada scoperta, — soggiunse. Ci doveva parer l’inferno là sotto, durante i combattimenti, quando vi s’incrociavano e vi si urtavano, al chiarore delle lanterne, i feriti portati giù dalla cima del monte, le compagnie di rinforzo che salivano di corsa, gli aiutanti di campo che recavan gli ordini del governatore, i cannoni trascinati a salvamento, i difensori dei ridotti soverchiati, che precipitavan dentro per le buche travolgendo i prigionieri esterrefatti, mentre le vôlte del sotterraneo tremavano sotto la pesta degli assalitori e il fischio rabbioso delle granate. D’una cosa non sapeva rendersi ragione il maggiore, del perchè i francesi non avessero pensato molto tempo prima a costruire un forte sulla cima di quel monte che dominava così terribilmente Pinerolo; perchè è certo che del forte di Santa Brigida non c’era ancora segno nell’aprile del 1692, e che i lavori non eran nemmeno terminati al cominciar dell’assedio. — Ecco San Pietro! — esclamò tutt’a un tratto, accennando giù nella valle del Lemina il bel villaggio mezzo nascosto nella verzura. — Là seguì il primo combattimento, il 24 di luglio. C’era il capitano Affs, del reggimento d’Auvergne, quando il duca Amedeo