Pagina:Alle porte d'Italia.djvu/67


il forte di santa brigida 53


Un po’ più innanzi, uscendo di fra i muri di cinta delle ville, il maggiore si fermò ad ammirare quel monte di Santa Brigida, che protende con una curva così graziosa il suo largo fianco nella pianura. I giardini, le pergole, le siepi, i gruppi d’alberi sono così fitti dalla cima alle falde, e la vegetazione così rigogliosa, che le case vi paion tuffate dentro come in un bosco; e son sparpagliate così pittorescamente per tutta la china, fattorie bianche, cascine rosse, casette svizzere, torri, nidi nascosti da innamorati, villette raccolte insieme come un crocchio d’amiche, palazzine pensierose nella solitudine, file di case poste l’una sotto l’altra a scalinata, e villini variopinti buttati via a caso per il verde come una grembialata di camelie e di rose, che lo sguardo v’è attirato in mille punti ad un tempo, e la fantasia assalita da mille capricci di poeta, e il cuore punto da mille invidie di comunista.



Oltrepassata la villa Vagnone, il De Beaulieu cominciò a cercare il sito dei ridotti in terra, che il conte di Tessé, comandante di Pinerolo, aveva fatti costruire per legar la cittadella al forte di Santa Brigida: tre ridotti, scaglionati lungo la china del monte, a difesa dei quali