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i principi d’acaja | 41 |
se ne seppe più nulla. Fu ucciso? Ma non c’è indizio d’una condanna di morte che sia stata pronunciata contro di lui. Si uccise? Ma perchè non si seppe? Delle due supposizioni, è più ragionevole la prima pur troppo. Ah! ma è doloroso.... ripugna il mettere una macchia vermiglia sulla gloriosa assisa verde d’Amedeo!
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Queste cose, o presso a poco, doveva dire tra sè la signorina, mentre scendevamo nel giardino, poichè i suoi begli occhi verdi luccicavano come due smeraldi inumiditi e le sue narici sottili vibravano come due alette rosate di farfalla. Il giardino lungo e stretto, chiuso tra quattro muri, è un giardinuccio malinconico di chiostro, fatto piuttosto per dirvi degli atti di contrizione, che per commettervi dei peccati. È incredibile che quello fosse tutto il giardino della Corte: doveva risalire o discendere il colle a scaglioni e a gradinate, e stendersi molto più in là verso le mura. Non di meno, visto di lì sotto, il palazzo antico degli Acaja, così alto, nell’ampio azzurro, coi suoi merli, con le sue finestre arcate, con le sue logge aperte, con la sua torre rotonda e leggera, doveva offrire un aspetto gradevole, o, se non altro, curioso. Ed anche nel giardino ci tenne dietro Filippo, il protagonista della giornata. Non ci fu rimedio. La poetica signorina si commoveva da capo, pensando ai suoi amori di fanciullo. Ah! un idillio gentile davvero che raccomando al mio