Pagina:Alle porte d'Italia.djvu/48

34 alle porte d’italia

i tributi che ricevevano e di tutti i loro diritti su pascoli e su acque, poichè nè la terra nè il popolo, desolati da una ladronaia di soldati che facevan della guerra un brigantaggio, potevano dar loro gran cosa; nè essi medesimi calcavano troppo la mano. — S’ingegnavano, peraltro, diceva l’esattore, con un sorriso d’uomo esperto della materia. Il principe, per esempio, non prestava mica gratis il suo ufficio di giudice supremo: il vincitore della lite gli faceva spontaneamente, per meglio dire, con spontaneità obbligatoria, un regalo in contanti, e, si sottintende, salato. E poi, anche la giustizia criminale era una vera fontana di bezzi. I capi scarichi e i birbaccioni formavano una rendita per la Corte. Chi era preso a passeggiar per Pinarolium, o Pignerolium, o Pineyrolium, senza lume, dopo il suono dell’ultima campana; chi giocava a giochi proibiti, ad taxillos, per esempio; chi portava coltelli non di misura; chi faceva cader la gragnuola sulla città per arte di negromanzia; chi aveva o tentava di habere rem cum quadam filia di età troppo verde, e chi disertava le bandiere, e anche chi ammazzava il prossimo, scampavano facilmente alla prigione, e al boia, vuotando la borsa, se l’avevano, nelle tasche dell’amato sovrano. E in questi casi, naturalmente, chi più n’aveva, peggio stava. Un infelice canonico di San Donato, più danaroso che continente, per aver tentato appunto di habere rem con una parrocchianetta troppo acerba, solamente tentato, era ridotto addirittura sul lastrico; e per contro, un falegname che aveva spacciato un cristiano, se la cavava rifacendo