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dal bastione malicy | 385 |
diritta che conduce a Perosa e a Fenestrelle, attraversando il bel villaggio dell’Abbadia. Più lontano si vede San Secondo, al piede d’un monte, e nel piano, la rocca di Cavour. Un paesaggio vasto, vario, fresco, che sale, trasformandosi gradatamente, dal sorriso verde dei campi e dei giardini, alla maestà bianca e celeste delle più alte montagne d’Italia. Fu quella bellezza che mi fece scrivere. Non si direbbe; ma è della bella natura come delle belle donne, che fanno commettere delle corbellerie. Composi quasi tutto il mio libro sul bastione Malicy: per questo ce lo finisco. Non ci ho quasi colpa; ci fui forzato. Vadano a picchiar dei pugni nel bastione, i critici.
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Ci passai tante belle ore, solo e tranquillo, a meditare dei capolavori che non farò mai e a fabbricarmi delle ville che non avranno mai fondamenta! È vero che anche là, qualche volta, m’arrivano delle amarezze e delle noie, in busta e sotto fascia, suggellate e raccomandate, con francobolli di tutte le forme e di tutti i colori. Ma che volete? Non attaccano. Il vento se le porta via, insieme a tutte quelle piccole teste multicolori di re, di imperatori e di presidenti di repubbliche, che dopo avere un po’ volteggiato per aria, si vanno a posar sui pampini del vignetto di sotto. E poi, ho delle cose ben più importanti da pensare, la mattina per tempo, quando m’avvio al terrazzo con la posta sotto
De Amicis. Alle Porte d'Italia. | 25 |