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la scuola di cavalleria 371

sarà stato a Pinerolo, sarà stato a Torino; ma Pinerolo era la base d’operazione, in ogni modo. Dunque.... È vero. Un amor doppio, forse.... o senza forse. Uno che mosse il màntaco ai sospiri, ed uno.... od altri.... d’altra natura. Bisogna che per quelle quindici miglia di strada ferrata si vedano passar cappelli e penne di tutti i colori: una vera esposizione ornitologica ambulante ha da essere, con biglietto d’andata e ritorno. E la chiamano “scuola di perfezionamento.„ Oh! il passato della cavalleria. E dire quante ragazze del mezzogiorno d’Italia penseranno all’amico o al cugino lontano con questo conforto, che è lontano, sì, ma fuor d’ogni tentazione e d’ogni pericolo, in quella piccola città severa, quasi perduta fra le montagne, con le nevi eterne a due passi, e sei mesi d’inverno polare. Povere grulle! Eh! taci. È inutile. T’odio.

Chi sa quante belle bocche avranno detto qualche cosa di simile, dal quarantanove in qua! Poichè fin dal quarantanove v’è la Scuola di cavalleria a Pinerolo, fin dall’anno in cui fu sciolta la Scuola d’equitazione della Venaria reale, di già antica memoria. Questa era stata aperta nel 1823, era vissuta sempre sotto le cure dirette dei Sovrani, e non si può dire che facesse mala prova, grazie, in parte, al famoso Vagner, che vi fu capo cavallerizzo molti anni, e vi fondò un metodo eccellente d’insegnamento, non sapendo d’italiano che due parole: no e bestia, che gli bastavano; a quel Vagner che, partito di qua capitano, andò poi a offrire il suo frustino a Pio IX, il quale gli diè il comando d’un reggimento di dragoni, da cui uscì gene-