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i difensori delle alpi 349

scroscio del torrente se si può o no guadare, vi segnano la pioggia e la neve dove voi non vedreste una grandine di formaggi d’Olanda, e riconoscerebbero le orme d’una cavalletta. E son quei lupi di montagna lì, quelli lì proprio! — esclamò, accennando i soldati. E in quel momento appunto i lupi della prima compagnia sfilavano davanti al palco reale, e quelli dell’ultima davanti al nostro, rilevando il largo busto e la fronte ardita sotto la calda carezza della patria.



Avanti il battaglione Val d’Orco! Avanti il bel Canavese verde, padre dei vini generosi e dei gagliardi lavoratori, dall’anima aperta e dal sangue bollente, impetuosi nell’ire e nell’allegrezza come le piene dell’Acqua d’oro! Avanti i calderai infaticati di Cuorgnè sonora, i fabbricanti di cucchiai d’abete della romita Ceresole, e i vignaioli dalle gaie canzoni, che rompono i silenzi dei castelli d’Agliè e di Valperga! In mezzo a questi, venivano i montagnoli dell’industriosa Val Soana, gli zingari del Piemonte, buoni ad ogni arte e ad ogni mestiere, e parlanti fra loro uno strano gergo furbesco; e quelli di Valchiusella, curiosi e cortesi, e di bell’aspetto; — i più tenaci faticatori delle tre valli; — i quali, per compenso di non poter pronunciare le esse, posseggono le più appetitose ragazze della regione; dei visetti provocanti di santarelle fallite; — quelle di Rueglio; — vestite d’una sottana che stringe il ventre e s’arruffa dietro in mille piegoline, e d’un giubbetto ricamato, su cui s’appoggiano e tre-