Pagina:Alle porte d'Italia.djvu/337


la rocca di cavour 323

— Siete matto. Com’è possibile? Possedete della terra qui e la lasciate per andare in America?

— Che cosa vuole? Son due o tre anni che mi accorgo di far del brodo consumato. N’esce più di quello che entra. Bisogna bene che mi dia le mani dattorno fin che sono ancora in tempo.

— Ma come mai, se le terre di quelle parti son così buone?

— Buone, va bene. Ma senta un po’. La mia vigna, a volerla far rendere, bisogna rinnovar le viti. Io non ho quattrini. Non posso far la spesa delle viti e dei pali. E poi c’è il mantenimento della famiglia: undici bocche. Sicchè lei vede.

— Ma la vostra famiglia lavorerà, m’immagino.

— Ma che lavorare! Son quasi tutte femmine. Si sa bene il lavoro che possono fare le femmine. Il primo maschio è entrato negli undici anni alla Madonna d’agosto.

— Ma le ragazze, non avete pensato a mandarle a servire, le ragazze? Sarebbero tante bocche di meno.

— Tante bocche di meno; lo so anch’io. Ci ho pensato sicuro. Ma veda un po’ come andò. La maggiore non sa fare che tre pietanze, e i signori non s’accontentavano. La seconda, lasciando stare che non sa di cucina, ha un umore un po’... duro, sa, la sua maniera di fare che è il motivo che non potè mai reggere con nessuno più di tre o quattro giorni. La terza, una settimana dopo partita, gli s’è attaccata la pecòndria, e me la son vista ricascar a casa come le altre.