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318 | alle porte d'italia |
l’attore Toselli a un nuovo sistema di cavatappi, fin che andò a cadere e a rialzarsi in una appassionata discussione intorno ad un uomo celebre, il cui nome si ricorda a ogni passo per quella pianura e su quei monti, perchè vi raccolse la gloria e vi fu maledetto, e vi lasciò di sè un concetto sempre disputato e ancora incerto: il maresciallo Catinat.
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— Un tristo condottiero, come gli altri! — gridava il professore, infocandosi. Egli non capiva come avesse potuto acquistare “una nominanza„ d’uomo generoso e mite, un generale che aveva permesso l’eccidio di Cavour, che aveva lasciato perpetrar le stragi di Val San Martino, dove teneva al suo seguito un giustiziere e due birri, che aveva fatto ammazzare le donne valdesi “per aver molestato i soldati coi sassi„ e che abusava della corda in maniera, da far dire persino ai francesi che “impiccava troppo.„ Il pend trop! E tutti a gonfiare il buon Catinat, il generoso Catinat, “grande, buono, semplice e sublime,„ come diceva il suo bugiardo elogio funebre; “il saggio, il filosofo,„ les talents du guerrier et les vertus du sage, anche il Voltaire, col suo impudente distico dell’Henriade. E il bello era che aveva finito con crederlo anche lui, tanto da sperare che — l’umanità con cui aveva trattato i valdesi gli avrebbe procacciato l’amor degli uomini — e da dire che n’era più altero che delle vittorie della Marsaglia e della Staf-