Pagina:Alle porte d'Italia.djvu/272

258 alle porte d'italia

parerle spiritosi, festosi e amabili, e piacerle a qualunque costo, e ottenere un lembo di quel velo bianco da stropicciar fra le dita e la bocca. Non una donna bellissima; ma che sarebbe meno seducente e meno terribile, se fosse più bella.

— Sappiamo poca cosa, — disse la superiora, dolcemente. Quello che si sa di certo, perchè è scritto nelle memorie del monastero, è che l’annunzio della sua venuta arrivò alla superiora quasi improvvisamente, pochi giorni dopo la morte del re Vittorio Amedeo, in modo che ci fu appena il tempo di far sgombrare e rintonacare alcune stanze al piano terreno, e di metterci un poco di mobilio. A che ora sia arrivata e da chi accompagnata, non si sa. Era un giorno di novembre del 1732. Ci si dice che fosse una mattina di domenica. Ma non lo potremmo assicurare.... La superiora d’allora era la madre Chiara Maria di Luserna....

Mentre la superiora parlava con quella voce soave e monotona, io continuavo a guardar fissamente la tela, sempre più attirato da quella singolare bellezza. E come avviene sovente, che a furia di fissare un ritratto pare che gli occhi s’avvivino, che le labbra fremano, che i muscoli guizzino e che da un momento all’altro debba uscir dall’immagine la parola, così avvenne a me. Intorno non c’era nulla che mi distraesse: in capo, a pochi minuti mi parve che il ritratto s’animasse. E come da molti giorni pensavo quasi continuamente alla marchesa di Spigno, studiandone l’animo, attribuendole pensieri, sentimenti e parole, così mi seguì quello che segue a tutti qualche volta, di far parlare dentro di