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248 le termopili valdesi

tratta con particolare diffusione delle stragi di Pasqua, riporta deposizioni di testimoni oculari dei fatti, illustra i fatti con delle incisioni. Dicono che è uno storico partigiano e leggiero, e che ha detto molte bugie, e fatto molte frangie. Non lo so. Certo è che non ha mentito in tutto, e che parecchi di quei disegni rappresentano il vero, pur troppo. Vorrei non averli guardati. Credevo d’essere andato molto in là coll’immaginazione; ma dovetti riconoscere che certe cose non si possono immaginare. L’autore di quei disegni deve aver visto certamente come si torce e come gira gli occhi una creatura umana sul rogo. Io darei non so che per poter cancellare dalla mia memoria quelle immagini che son certo di non mai più dimenticare. E poi all’idea di certi spasimi, di certi dolori si può resistere coll’immaginazione, facendo uno sforzo; anche all’idea del rogo. Ma, Dio eterno! quella di vedere, per una via già chiazzata di sangue, fuggire i propri bambini, bianchi, impazziti dallo spavento; vederli raggiunti e afferrati; vedere in quei corpicini amati, che abbiamo coperti di baci, cullati, scaldati col nostro flato, difesi con mille cure da un soffio d’aria, per tanti anni, vederci entrare, frugare delle mani e dei coltelli, e udire le loro grida, e sentirsi chiamare per nome e non poterli difendere, non poterli vendicare, non potersi muovere, non poter urlare, e dover star lì, a veder tutto, e morire.... Ah! non regge neanche l’anima d’un eroe a questa idea, bisogna scacciarla, scacciarla per non piangere, per non maledire, per non pigliare in odio il genere umano e la vita, per non