delle legna e delle foglie secche ammucchiate davanti alla buca, e i primi nuvoli di fumo che entravano, accompagnati da uno scoppio di bestemmie e di risate di scherno! Pensando a questo, par che quella piccola fessura per cui si è entrati a fatica, si debba chiudere di momento in momento, e si prova un senso d’affanno, come in quei brutti sogni, nei quali aggirandoci per i meandri d’un sotterraneo, vediamo spegnersi tutte le fiaccole e udiamo sbarrar le porte da ogni lato. Tant’è vero, che nonostante l’invito del pastore, non ci volemmo ficcare in altre due tane, ultimo rifugio dei disperati, le quali sono come due ripostigli della caverna grande, difficili molto a scoprirsi; e salvarono forse la vita a più di un infelice. Già che non c’erano i soldati del conte della Trinità! E poi splendeva un così bel sole di fuori! Ci tornammo ad allungare in terra.... Ma questa volta fui meno fortunato della prima, e diedi una capata che mi mise sottosopra centocinquanta pagine delle Porte d’Italia. — Badi alla testa! — gridò il Bonnet, che era già fuori. — Grazie! È già fatto! — risposi. — E mi parve che sorridesse della mia risposta. Ma sorrideva forse con un altro pensiero, vedendoci strisciar tutti e tre a quella maniera, come tre schiavi sotto il bastone. — Ci avete fatto passar di lì tante volte voialtri, — avrà pensato; — è giusto che vi ci facciamo passare un poco anche noi, cani di papisti. — Ma il suo viso dolce non rivelava punto la compiacenza della vendetta. Aspettò che avessimo rimesso a posto i panni e le ossa, e poi riprese la direzione della mar-