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le termopili valdesi | 199 |
vano, il più dotto e cortese cicerone che potessi desiderare. Il tempo ci favoriva. C’era un cielo, come suol dirsi, tirato, limpido da parere che non si dovesse più rannuvolar per un mese, e il Vandalino drizzava la testa granitica in quell’aria pura, tutto dorato dal sole, superbo come ne’ più bei giorni delle sue vittorie.
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In pochi minuti ci trovammo vicino all’imboccatura della valle, ai piedi della bella collina di Rocciamaneot, che è come un forte avanzato di val d’Angrogna; intorno al quale toccarono una delle prime batoste, nel 1488, le truppe tumultuose del legato d’Innocenzio VIII, e dove, circa duecento anni dopo, uno dei personaggi più eroici e più poetici della storia valdese, il capitano Ianavel, respingeva, con soli seicento de’ suoi, tre assalti furiosi dell’esercito di Carlo Emanuele II. Ma chi volesse arrestarsi a notare tutti i combattimenti che seguirono su quelle alture, non arriverebbe mai a Pra del Torno. I Valdesi furono assaliti, nel giro di tre secoli, in tutti i punti del loro paese, da Pragelato a Lusernetta, da Bobi a Pramollo, in pianura e sui monti, nella buona stagione e nel cuor dell’inverno, da eserciti regolari, da volontari, da crociati, da banditi, dopo lunghi apparecchi e all’improvviso, con vasti accerchiamenti e con forze raccolte, alla scoperta e a tradimento, con tutte le combinazioni strategiche, con tutti gl’inganni leciti ed