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194 | alle porte d’italia |
la libertà di coscienza, si potesse sperare di esser portati via, come quei frati di Villar, da due paia di spalle.... a scelta! — Allora, finalmente, il valdese si mise a ridere. E sur cela, sopra quelle spalle, ci separammo amichevolmente; noi per ripartire per Pinerolo, e lui per andare a trincare in un altro luogo.
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Era notte. Tutti quegli opifici, con le loro lunghe file di finestre illuminate, parevano tanti edifizi in foco, come quelle case di cartone che ci metton dentro un lume i bambini. Nel paese c’era quel brulichìo di ragazzi che annunzia l’ora d’andare a letto. Passando davanti al liquorista, rivedemmo a traverso ai vetri della finestra il profilo minaccioso del Gamalero. Nella piazza c’era un poco di passeggiata. Mi fece senso, a primo aspetto, dopo tutta quella fantasmagoria di guerre feroci di valdesi e di papisti, il veder passeggiare là un prete, giovane ed elegante, che si dondolava con una certa grazia di zerbinotto, guardando le signore; e mi parve che avesse una disinvoltura un po’ studiata, come un ufficiale parlamentario in un accampamento nemico. Alla stazione c’eran tre o quattro famiglie valdesi; qualche bel visetto: due o tre signorine, che avrebbero fatto bene a portar sempre la Bibbia in tasca, come strumento di difesa. Credevamo di fare il viaggio soli, quando al momento della partenza, salirono nel nostro vagone un signore e una