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152 | alle porte d’italia |
dole i polsi, le palme, le dita, ansando, con la voce interrotta, indicando col viso il Duca lontano: — Amalo... — disse sorridendo — amalo pure... lo ameremo insieme... perchè a te ha ridato la patria, e a me... ha dato il tuo cuore!
Evelina volle rispondere, ma i singhiozzi le chiudevan la gola. Arrivato in quel momento in fondo alla piazza, sul punto di sparire nel vicolo che conduce alla via Porta di Francia, Emanuele Filiberto voltò il cavallo verso la folla, si rizzò maestosamente sopra le staffe, e con un gesto vigoroso e superbo alzò tre volte in aria il suo berretto piumato. E quel poetico saluto parve ai due giovani un buon augurio ch’egli mandasse al loro nobile amore sbocciato sotto il sole della sua gloria, e parve alla moltitudine fremente un comando solenne ch’egli rivolgesse ai suoi sudditi presenti e alle generazioni avvenire, come se avesse voluto gridare con quell’atto: Le porte d’Italia son nostre! Emanuele Filiberto ve le affida! Difendetele!