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124 | alle porte d’italia |
nè la carezza. Da due giorni era distratta e taciturna, aveva come l’ombra d’un pensiero doloroso sulla fronte bianca, e i suoi begli occhi celesti parevano gonfi di pianto. Il buon notaio Lombriasco, due sere innanzi, stando a tavola a desinare, aveva esclamato improvvisamente: — Sia lodato il cielo! Sono finalmente arrivate quelle benedette carte da Gerona e da Parigi. Tutto sarà finito tra pochi giorni. E il nostro illustrissimo e amatissimo don Enrique de Benavides y Zeballos se ne potrà tornare alla sua Catalogna.... carico di quattrini.
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Ma ecco, l’una dopo l’altra, come colpi di cannone, la notizia della morte di Carlo IX, il messaggio di Caterina de’ Medici alla Corte di Savoia, il viaggio di Emanuele Filiberto a Venezia e la novità più meravigliosa di tutte: la venuta di Enrico III, nuovo re di Francia, a Torino. La signorina si riscosse tutta a quegli avvenimenti, e si riaccese della passione antica, rifacendosi per qualche tempo più rosea, più gaia e più alteramente bella di prima. Il re di Francia a Torino! Ah! non occorreva altro. Se Enrico III — diceva — vive tre giorni soli col duca Emanuele Filiberto, è impossibile che non gli renda Pinerolo! È impossibile che non rimanga ammaliato, soggiogato da lui! Gli darà tutto quello che vorrà, ne sono certa come della luce del sole! — Ed ecco un’altra notizia inaspettata: il duca di Savoia che accompagni la