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stiani cattolici, riflettendo sè in se medesimo, miri la memoria di lui sempre viva, a proprio lume e conforto dopo il tramontare di un astro così risplendente. In mentre che io, rinchiuso fra le strette pareti della mia stanza, segno queste linee dettate dall’ardente affetto del cuore, ad unico fine di dare ai miei e agli altrui occhi un testimonio visibile dei fatti di Pio VII, altri ingegni di me più felici, già eruditi di ogni minuta particolarità che spetta a sì gran personaggio, metteranno a pro la fecondità della mente e i fiori della penna, per tesserne tal panegirico, che ne faccia risuonar di compianto non le logge sole del Vaticano, ma le chiese tutte del cattolico mondo. Non io perciò desisterò dall’offrire il mio sincero tributo a quella grand’anima, per quanto sta nelle mie languide forze, descrivendo ed esaltando i meriti dell’uomo, del principe e del pontefice, e destinando il mio scritto a quelli cui pur punge brama di udir favellare dell’estinto lor padre, ch’essi perdettero senza aver mai potuto vederne l’amabile sembianza ed udire il soave suono di sue parole, e senza poterne ora asperger di pianto la bara e forse mai visita-