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principe. Che se taluno la prisca età di Pericle per comparazione voglia rammemorarci, noi gli domanderemo, se più fortunata egli creda la fama di Fidia che scolpì Minerva e Giove, o quella di Canova che scolpì la Religione e Pio VII.
Sotto il suo principato, dentro alle mura di Roma, si riunì tuttociò che di più grande le arti greche e italiane hanno creato, e per lui cotanto il genio di quelle si accrebbe, che fin la superba Inghilterra, che a se tirar tenta tutto il denaro delle nazioni, se pur brama che nulla manchi al suo lusso, dee nell’Italia riversar la moneta, perchè i tetri Britanni potranno ben tesser drappi e lavorar nell’acciaro; ma il ravvivar la natura sulle tele e sui marmi lo possono soltanto coloro, cui diede la sorte di nascere sotto l’azzurra volta dell’italico cielo.
Ma le sublimi qualità del principe in Pio obbliar non ci fanno le più che umane virtù del pontefice. Ogni cristiano già previene il mio dire, convinto che Dio fece lui meritevole di rialzar il culto della religione, ove la furiboņda licenza armata della tremenda scure dell’ateismo lo avea fatalmente distrutto. Riveda chi vuole gli