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fuorchè il diritto. E oltre che in questa altera resistenza vedo io la grande fortezza di Pio VII consuonar ai sacri principj del diritto delle genti, parmi eziandio ravvisare in lui un non so che di ancor più sublime, che da una diversa virtù riconosce l’origine. E qui siami lecito l’avvertire, che uomini nelle sante materie di religione dottissimi sostengono, la virtù (come che tutta umana) degli antichi padri coscritti abbia la Providenza ordinato che Roma, come fu capo del mondo pagano così lo sia perpetuamente del mondo cattolico, e libera nel cuor dell’Italia debba tener vive nel suo seno le memorie di sì grande nazione, fresco serbare il seme dell’antico valore, e farsi sempre. specchio al mondo di quanto v’ha di nobile e di generoso fra le umane genti.

Io vorrei che alcuno insorgesse rammentandomi i fasti del popolo di Quirino, ch’io vorrei eccitarlo a provare se Muzio Scevola che ferma tien la mano nella fiamma dinanzi a Porsenna, se Attilio Regolo che consiglia i Romani di non arrendersi ed offre se stesso in olocausto alla patria, se Camillo che dall’esilio va a liberare il Campidoglio dai fieri Galli


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