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sunse. Nella miseria e nell’estrema disperazione scrisse egli compassionevoli epistole ai parenti, ai confratelli, agli amici; ne mai vide uno scritto pietoso che apportasse alla sua miserrima vita un lieve soccorso. Quando un pensier della Provvidenza gli surse dall’animo che inspirollo, così com’era dalle vigilie e dal digiun logorato, a strascinar se medesimo fino alle sponde del Tevere. Ivi giunto si attenta di penetrare dentro la regia soglia, e senza chiedere che alcun ciamberlano nelle pontificali stanze lo guidi, attende che il Pontefice esca alla consueta ora di udienza. Appena comparir lo vede distende la mano devota in atto supplichevole, presentando in un foglio alcuni indizj della sciagurata sua storia. Con un cenno il santo Padre gli fa intendere che lo segua, e precedendo entro appartata stanza il conduce. Colà il supplicante gettasi ai sacri piedi, e fra i pianti e i singulti, che gli affogan la voce, può pronunziare a stento: Padre, son vostro figlio, consolatemi. Lo conforta il Pontefice e lo eccita a fargli la sincera confessione de’ suoi lunghi errori. Udita questa, poichè l’ebbe con paterna dolcezza ammo-