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d’autore del produttore.»1


4.2. Il dibattito sulla standardizzazione del formato OOXML

Il più grande colosso mondiale dell’informatica, che detiene le principali quote di mercato anche e soprattutto nel settore degli applicativi da ufficio, ovvero Microsoft, dal canto suo si è attivata per scongiurare il rischio di vedere la sua suite Office surclassata da altri prodotti basati su formati XML aperti (come appunto è l’ODF). D’altronde da diverse parti (fra cui principalmente l’Unione Europea nel 2004 attraverso le indicazioni di IDABC2) erano pervenute richieste esplicite, rivolte a tutti gli operatori sul mercato, di seguire costantemente la via di formati e protocolli standard e il più possibile aperti ed interoperabili.

Due erano dunque le ipotesi che si ponevano ai vertici di Microsoft: sposare la causa del formato aperto già disponibile e già in via di standardizzazione da parte di OASIS, cioè l’ODF, facendo sì che Office potesse utilizzarlo pienamente e addirittura come formato nativo; oppure puntare sui propri formati storici, sviluppandone una versione aperta ed interoperabile. Forte di un netto vantaggio dato dalla posizione dominante sul mercato e dal livello di diffusione dei formati nativi di Office, l’azienda di Redmond non ha esitato nella scelta di questa seconda ipotesi, avviando - con l’appoggio e la concreta collaborazione di altre grandi aziende ad essa collegate - un processo di standardizzazione internazionale per il nuovo standard per formati di file: l’Office Open XML, anche noto nella sua abbreviazione OOXML.

Si tratta di un formato documentale anch’esso basato come per l’ODF sul linguaggio XML, con la differenza - non irrilevante - di non essere “figlio” di un progetto open source ma di una prassi aziendale proprietaria; ed infatti deriva da una precedente versione, con simili caratteristiche tecniche ma non aperta, utilizzata dagli applicativi Microsoft dal 2003 e chiamata Office XML.

L’anno successivo, alla luce dei nuovi sviluppi, Microsoft decide di sottoporre la versione evoluta dell’Office 2003 XML all’ECMA per una sua approvazione come standard de jure. Il comitato tecnico chiamato a valutare la questione era presieduto da Microsoft e formato da rappresentanti di altre grandi aziende che nutrivano non pochi interessi economici verso la sua approvazione: fra di esse nomi come Apple, Canon, Intel, NextPage, Novell, Pioneer, Toshiba. L’esito abbastanza prevedibile di questo processo di standardizzazione fu l’approvazione dello standard come ECMA-376 ufficializzata il 7 dicembre 2006.3

Il passo successivo da parte di ECMA restava quello della proposta di approvazione di questo nuovo standard come standard ISO, cosa che gli

  1. www.uni.com/uni/controller/it/comunicare/articoli/2007_1/odf_26300.htm.
  2. Si veda a tal proposito http://europa.eu.int/idabc/en/document/2592/5588.
  3. http://en.wikipedia.org/wiki/Standardization_of_Office_Open_XML.