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Simone Aliprandi - Apriti standard! | www.standardaperti.it - www.aliprandi.org | -69 |
Questo discorso si ricollega necessariamente a quanto scritto da molti autori in merito all’affermazione di standard de facto in ambito informatico: quello dei formati è infatti uno degli esempi più classici di questo fenomeno.
Molte aziende del settore ICT, proprio attraverso la strategia di puntare sull’effetto traino formato-software sono riuscite a modellare il mercato a proprio vantaggio, inducendo gli utenti di servizi informatici a credere che il proprio formato nativo fosse quello più congeniale per la diffusione e lo scambio di file; hanno poi potuto avvantaggiarsi di una posizione di preminenza nel mercato del software con la vendita del relativo programma. In questo modo, alcuni formati proprietari sono riusciti a raggiungere un livello di diffusione tale per cui - a volte erroneamente - sono considerati come standard de facto, ai quali gli utenti o i nuovi soggetti attivi del mercato devono in qualche modo uniformarsi.
Simili distorsioni del sistema possono essere corrette proprio attraverso l’adozione di standard de jure (quindi di standard acquisiti attraverso un processo di standardizzazione e non di semplici standard de facto).
L’utilizzo di standard chiari e condivisi nella formattazione dei file permette - come si è detto - un beneficio per tutti gli utenti di servizi informatici, nonché per gli operatori del settore. Ancora maggiore risulta il beneficio se vengono adottati standard aperti nel senso più pieno del termine. 1
Le specifiche di un formato costituiscono una serie di informazioni tecniche che descrivono esattamente come i dati devono essere codificati e che possono essere usate per stabilire se uno specifico programma tratti correttamente un determinato formato.
Dunque, la mancanza di tali informazioni non consente una vera trasparenza del formato, non permette cioè di sapere realmente come viene
- ↑ «A dispetto di molte delle prassi correnti, le quali tendono a confondere interoperabilità con adozione (concordata o, di fatto, imposta) di formati di dati sulla base della loro intelligibilità esclusiva in certi ambienti operativi, il fatto liberatorio è che buoni formati di scambio standard già esistono e possono essere efficacemente impiegati in una gamma sterminata di situazioni.» Comitato Tecnico di esperti per l’E-Society, Relazione finale della Task Force Interoperabilità e Open Source, Provincia Autonoma di Trento, 2005 (par. 2); documento disponibile on-line al sito www.giunta.provincia.tn.it/binary/pat_giunta_09/XIII_legislatura/ relazione_finale_task_force_interoperabilita_os.1134128198.pdf.