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Simone Aliprandi - Apriti standard! www.standardaperti.it - www.aliprandi.org -59

Internet Standards Process” redatto da Scott O. Bradner dell’Università di Harvard:

«The Internet, a loosely-organized international collaboration of autonomous, interconnected networks, supports host-to-host communication through voluntary adherence to open protocols and procedures defined by Internet Standards. There are also many isolated interconnected networks, which are not connected to the global Internet but use the Internet Standards». 1

Per rimanere invece su fonti italiane e più recenti si legga il “Manuale per la qualità dei siti web pubblici culturali” curato dal Progetto MINERVA del MiBAC:

«L’Interoperabilità è uno dei principi informatori del Web: le specifiche dei linguaggi e dei protocolli del Web devono essere compatibili tra loro, e consentire a qualunque hardware e software di interoperare. Il Web deve essere in grado di accogliere il progresso delle nuove tecnologie evolvendosi in modo semplice quando è necessario, al fine di incorporare nuove funzioni e adeguarsi a nuove esigenze. In altre parole, deve garantire scalabilità e questo può essere realizzato mediante principi di progettazione quali la semplicità, la modularità e l’estensibilità». 2

Oppure si legga ciò che scrive Sciabarrà nel suo “Il software Open Source e gli standard aperti”:

«Ciò che distingue la rete Internet da altri sistemi di rete, come per esempio le reti Novell o Microsoft, è che è interamente descritta da standard, pubblici e aperti a tutti. Per la precisione, chiunque, purché dotato della competenza necessaria, può proporre nuovi standard e partecipare alla loro definizione». 3
  1. Bradner S.O., The Internet Standards Process (par. 1.1), documento disponibile al sito www.ietf.org/rfc/rfc2026.txt; lo stesso documento è citato nel paragrafo “La rete e gli standard” in Sartor G., Corso d’informatica giuridica (Vol. 1), Giappichelli, 2008.
  2. Filippi F. (a cura di), Manuale per la qualità dei siti web pubblici culturali, Ministero per i beni e le attività culturali (Progetto MINERVA), 2005, 2° ed. italiana, (cap. 1, par. 1.3.6); disponibile al sito ww.minervaeurope.org/publications/qualitycriteria-i.htm.
  3. Sciabarrà M., Il software Open Source e gli standard aperti, McGraw-Hill, 2004, (p. 217). E infine si legga anche ciò che si trova al capitolo 10.3 di Aa.Vv., Finalmente libero! Software libero e standard aperti per le pubbliche amministrazioni, McGrawHill, 2008: «Questo approccio non strutturato agli Standard Aperti ha dato frutti molto importanti. Si pensi ad esempio ad Internet, che si basa su standard “de facto” ma aperti, funzionanti e condivisi, anche perché la rapidità del suo sviluppo non era compatibile coi tempi di emissione e stabilizzazione di uno standard da parte degli organismi “ufficiali”».