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Simone Aliprandi - Apriti standard! | www.standardaperti.it - www.aliprandi.org | -49 |
Questo uso strumentale della proprietà intellettuale è secondo alcuni autori di primaria importanza per il funzionamento degli standard e secondo alcuni autori rischia, se non monitorato debitamente, di trasformarsi in una sorta di “patologia” capace di svilire l’intero sistema della normazione.1
Anche senza essere esperti di diritto antitrust non è difficile intuire come organizzazioni in cui le aziende si accordano sugli sviluppi del mercato scambiandosi informazioni e stabilendo espressamente tempi, modi e prezzi, vengano osservate con particolare attenzione dalle autorità preposte a garantire la concorrenza nel mercato. Qualcuno ha detto emblematicamente che gli enti di standardizzazione possono generare «cortocircuiti alle dinamiche concorrenziali» 2 proprio per questa loro caratteristica.
In ambito europeo la norma che per antonomasia viene chiamata in causa è l’art. 81 del Trattato CE, poi trasfuso nell’art. 101 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea3 espressamente dedicato agli accordi fra imprese (detti anche “cartelli”).
Il primo e il secondo paragrafo sembrano abbastanza perentori nell’applicazione del divieto e gran parte delle fattispecie citate sembrano proprio coinvolgere anche gli enti di normazione.
«1. Sono incompatibili con il mercato comune e vietati tutti gli accordi tra imprese, tutte le decisioni di associazioni di imprese e tutte le pratiche concordate che possano pregiudicare il commercio tra Stati membri e che abbiano per oggetto e per effetto di impedire, restringere o falsare il gioco della concorrenza all’interno del mercato comune ed in particolare quelli consistenti nel: |
- ↑ Si legga la stigmatizzazione effettuata da Piana a proposito del già citato caso Rambus: «Ghosts haunt the standardization process. They go by several names and come in different forms: “standards abuse”, “standards hijacking”, “patent ambush”, “royalty ambush”, “patent trolling”. The standardization world has never been so much under fire. Some companies try to bend the standardization process to fit their own selfish interest, without any regard for the common weal. Some others just sit and wait until some of their patent claims are “necessarily infringed” by a standard, the industry is locked in, and then pass the hat to collect the high toll that standard-abiding companies are forced to pay, in spite of the licensing rules of the standard setting bodies (SSB) that would require Reasonable And Non Discriminatory conditions (RAND) as a prerequisite for inclusion of any patented contribution into the standard. Others do the same, but in addition they actively seek to seed the standards with their own patented technology.» Piana C., Rambus and patents in standards, 2009; disponibile on-line al sito www.piana.eu/rambus_ce..
- ↑ Giannaccari M. e Granieri A., Standardization, Intellectual Property Rights and the Evolution of the Information Industry in Europe (2003), disponibile on line alla pagina www.fondazionerosselli.it/DocumentFolder/Key_Wireless.doc.
- ↑ Si veda www.osservatorioantitrust.eu/index.php?id=619.