Pagina:Aliprandi - Apriti Standard !, Ledizioni, 2010.djvu/47

Simone Aliprandi - Apriti standard! www.standardaperti.it - www.aliprandi.org -47

minor tempo possibile. Dall’altro, [...] garantire una virtuosa coesistenza delle necessità di apertura e interoperabilità delle piattaforme con l’esigenza di definire un contesto competitivo fertile all’attività innovativa».1

Come corollario di questo rischio, ve n’è un altro: un sistema di standardizzazione non ben congegnato può infatti portare a situazioni di stallo e irrigidimento del mercato, per le quali il superamento di uno standard ormai obsoleto a favore di uno più moderno può essere frenato da ragioni squisitamente strategiche. D’altronde, quando uno standard è ben radicato, nel senso che è ampiamente adottato dalle aziende e altrettanto ampiamente ricercato dai consumatori, si crea una naturale inerzia che rende particolarmente difficile sostituirlo con uno nuovo anche se tecnologicamente superiore e innovativo.

Toccando uno dei temi chiave di questo libro, Andrea Giannaccari sottolinea con estrema efficacia che «le positive esternalità di rete possono risolversi in elevate barriere all’entrata - sapientemente modellate da strategie di lock-in - con il rischio (tutt’altro che remoto) che la pratica conduca ad una chiusura oligopolistica e che ciò metta fuori gioco o ritardi l’ingresso di tecnologie superiori».2

5.2. Attività di normazione e gestione della proprietà intellettuale

La crescente necessità di standardizzazione che si rileva in un settore ICT come quello attuale portato sempre più verso la ricerca di convergenza integrazione tecnologica, rimette in discussione pesantemente alcuni dei paradigmi classici della proprietà intellettuale.

Ciò dipende dal fatto che (come fa notare attentamente Massimiliano Granieri) l’attività di standardizzazione si nutre di «un’apparente contraddizione»3 per la quale partecipare alla definizione di uno standard implica necessariamente per le imprese coinvolte “giocare a carte scoperte”, nel senso di condividere con gli altri soggetti coinvolti nel processo il proprio know-how relativo alla tecnologia che si sta esaminando in vista della sua normazione. Ovviamente nel concetto di know-how in senso più ampio, oltre ai vari segreti aziendali che caratterizzano qualsiasi attività di progettazione

  1. Calderini M., Giannaccari M., Granieri A., Standard, proprietà intellettuale e logica antitrust nell’industria dell’informazione, Il Mulino, 2005 (p. 17).
  2. ibidem (p. 91)
  3. Così si esprime Granieri all’inizio del primo capitolo del libro: «La disciplina delle privative in rapporto alle tecnologie soggette a processi di standardizzazione rappresenta una delle ultime frontiere del diritto industriale. Si tratta di un aspetto che, a ben vedere, si alimenta di un’apparente contraddizione, poiché il regime proprietario connesso con la disciplina della proprietà intellettuale si confronta con il carattere tendenzialmente “aperto” degli standard come tecnologie la cui condivisione rappresenta una condizione di accesso al mercato», ibidem (p. 17)