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34- Simone Aliprandi - Apriti standard! www.standardaperti.it - www.aliprandi.org


In questa evoluzione (qui presentata in verità in maniera molto sintetica e schematizzata) sono andati definendosi due modelli differenti relativi alle due aree di massimo sviluppo industriale e più coinvolte dal fenomeno della standardizzazione. Da un lato abbiamo l’approccio più tipicamente statunitense per il quale l’attività di standardizzazione deve essere lasciata il più possibile al mercato, salvo però stabilire delle regole chiare a garanzia della concorrenza: in questo contesto assumono infatti particolare importanza gli organismi creati per iniziativa delle aziende interessate.

Dall’altro abbiamo l’approccio più tipico dell’area europea, dove la presenza di diverse realtà nazionali e di un’istituzione sovranazionale come la Comunità Europea (la cui precipua attività sta proprio nella regolamentazione del mercato e degli equilibri concorrenziali fra gli stati membri) ha portato ad una soluzione - per così dire - più pubblicistica: qui infatti assumono un ruolo particolarmente centrale enti di natura governativa (come il CEN, il CENELEC e l’ETSI) preposti proprio ad occuparsi di tali dinamiche.1

3. L’attività di normazione

Come si è già avuto modo di accennare, l’iter che porta alla formalizzazione di uno standard (nel senso di standard de jure, ovviamente) è chiamato processo di standardizzazione (o di normazione): esso si struttura in più fasi, si fonda sulla fissazione delle caratteristiche convenzionali costitutive dello standard ed è gestito da appositi enti specializzati la cui autorevolezza e credibilità sono ampiamente riconosciute.

A titolo di precisazione terminologica è il caso di evidenziare che quando in questo ambito si parla di “norma” non si fa riferimento all’idea più comune di norma giuridica, ovvero quella di precetto imposto da un’autorità per regolare i rapporti di un gruppo sociale e sostenuto dall’imposizione di sanzioni giuridiche. Si tratta più che altro di “norma” intesa come “tipo” o “modello” a cui determinati soggetti (gli operatori di un determinato mercato) devono conformarsi per poter far parte del “gioco”, pena l’esclusione dal gioco stesso (o quantomeno una difficile partecipazione).

In altre parole, nel primo significato l’idea è quella di un gruppo sociale i cui individui sono tutti tenuti al rispetto di una regola e la violazione della stessa comporta per gli individui l’applicazione di una sanzione giuridica; nell’altro significato invece l’idea è quella di un modello di riferimento definito con dinamiche convenzionali ai quali i soggetti (gli operatori del

  1. Per un approfondimento di questa dicotomia fra modello USA e modello Europea si legga Calderini M., Giannaccari M., Granieri A., Standard, proprietà intellettuale e logica antitrust nell’industria dell’informazione, Il Mulino, 2005 (p. 82).