20- |
Simone Aliprandi - Apriti standard! |
www.standardaperti.it - www.aliprandi.org |
A livello locale invece risulta particolarmente riuscito ed efficace un documento prodotto specificamente su questo tema dalla Provincia Autonoma di Trento, ovvero la Relazione finale della Task Force Interoperabilità e Open source del 2005, nella quale si legge:
«la Task Force riconosce massima priorità al tema dell’interoperabilità. In particolare, la Task Force individua nelle prassi di impiego ed adozione di formati di scambio dati proprietari chiusi, o gravati da vincoli brevettuali, un impedimento all’effettiva interoperabilità dei sistemi informatici, ed una violazione del principio di libertà nella scelta degli ambienti operativi. Fa pertanto proprio il seguente principio di igiene informatica: “la scelta dell’ambiente operativo non deve influire sulla scambiabilità dei dati”.»1 |
Il documento, dopo questa affermazione di principio, entra nel dettaglio del concetto di interoperabilità fornendone un’interessante definizione articolata in due categorie: l’interoperabilità operativa e l’interoperabilità comportamentale. In questo passo emerge già la stretta connessione tra interoperabilità e standard aperti, sulla quale avremo modo di dilungarci.
«Per interoperabilità intenderemo la capacità di sistemi diversi di leggere e scrivere stessi formati di dati e/o di interagire secondo protocolli stabiliti. In questo contesto varrà distinguere tra la capacità di parlare la stessa lingua (intelligibilità del formato dei dati) dalla capacità di aderire ad un medesimo modello comportamentale (adozione di un qualche protocollo definito). Questo secondo tipo di interoperabilità (che diremo operativa) va assumendo una sempre maggiore importanza pratica, via via che l’interazione tra sistemi informatici viene sempre più spesso definita in termini di servizio erogato piuttosto che di dato scambiato (e.g., i cosiddetti Web Service). L’interoperabilità operativa può dunque essere realizzata senza che sussista l’interoperabilità del dato. [...] L’adozione di standard aperti, siano essi riferiti ai formati di dati od ai protocolli, resta comunque condizione necessaria (per quanto non sufficiente) per l’interoperabilità.»2 |
- ↑ Comitato Tecnico di esperti per l’E-Society, Relazione finale della Task Force Interoperabilità e Open Source, Provincia Autonoma di Trento, 2005 (par. 3.1.1); documento disponibile on-line al sito www.giunta.provincia.tn.it/binary/pat_giunta_09/XIII_legislatura/relazione_finale_task_force_interoperabilita_os.H34128198.pdf.
- ↑ ibidem. Questa interessante distinzione è approfondita al par. 3.1.5 dello stesso documento.