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INF.

A le qua poi se tu vorrai salire;
     Anima fia a ciò di me più degna:
     Con lei ti lascerò nel mi' partire:
Che quello imperador, che la su regna;
     Per ch’i' fu' ribellante a la sua legge;
     Non vuol, che 'n sua città per me si vegna,
In tutte parti impera, et quivi regge:
     Quivi è la sua città, et l’alto seggio:
     O felice colui, cu’ ivi elegge.
Et io a lui; Poeta i' ti richeggo
     Per quello Dio, che tu non conoscesti
     Acciò ch'i' fugga questo male et peggio;
Che tu mi meni la, dov'hor dicesti;
     Si ch’i' vegga la porta di san Pietro,
     Et color, cu' tu fai cotanto mesti.
Allhor si mose; et io li tenni dietro.

CANTO II



Lo gorno se n'andava; et l'aer bruno
     Toglieva glianima, che sono in terra,
     Da le fatiche loro: et io sol uno
M’appdrecchiava a sostener la guerra
     Si del camino, et si de la pietate;
     che ritrarra la mente, che non erra.
O Muse, o alto ’ngegno hor m'aiutate:
     O mente; che scrivesti, ciò ch’i' vidi;
     Qui si parrà la tua nobilitate.
I' comincia; Poeta, che mi guidi,
     Guarda la mia virtù, s'ell'è possente,
     Anzi ch’a lalto passo tu mi fidi.