Pagina:Alighieri - Comedìa, Foligno, 1472.djvu/345

[trascrizione diplomatica]

Et ſicome ueder ſipuo cadere
     foco dinube ſelimpeto primo
     laterra torta dafalſo piacere135
Non dei piu ammirar ſebene ſtimo
     lotuo ſalir ſenon come dun riuo
     ſedalto monte ſcende giuſo adimo
Marauiglia ſarebbe inte ſe priuo
     dimpedimento giu tifoſſi aſſiſo140
     commatera quiete infoco uiuo
Quinci riuolſe inuer locielo iluiſo:·


CANTO II. Come beatrice et lautore
peruegnono alcielo dellaluna aprendo laue
rita delombra che appare ineſſa. Et qui cõin
cia queſta terza parte dellacommedia quãto
alp̃prio dire laquale e lap̃ma parte dequeſta
terza:·

O
Voi che ſiete ipiccioletta barca

     deſideroſi daſcoltar ſeguiti
     retro almio legno checãtando uarca
Tornate arriueder liuoſtri liti
     non uimettete impelago che forſe5
     perdendo me rimarreſte ſmarriti
Lacqua che1 prendo giamai nonſicorſe
     minerua ſpira et conducemi apollo
     et noue muſe me dimoſtrar lorſe
Voi altri pochi che drizzaſte ilcollo10
     pertempo ilpan degliangeli delquale
     uiueſi qui ma nonſeuien ſatollo


[trascrizione critica]

Et sì come veder si può cadere
     foco di nube se l’impeto primo
     l’aterra torta da falso piacere135
Non dei più ammirar se bene stimo
     lo tuo salir se non come d’un rivo
     se d’alto monte scende giuso ad imo
Maraviglia sarebbe in te se privo
     d’impedimento giù ti fossi assiso140
     comm’a tera quiete in foco vivo
Quinci rivolse inver’ lo cielo il viso:·


CANTO II. Come beatrice et l’autore
pervegnono al cielo della luna aprendo la
verità de l’ombra che appare in essa. Et qui
comincia questa terza parte della commedia quanto
al proprio dire la quale è la prima parte de questa
terza:·

O
Voi che siete in piccioletta barca

     desiderosi d’ascoltar seguiti
     retro al mio legno che cantando varca
Tornate a riveder li vostri liti
     non vi mettete im pelago che forse5
     perdendo me rimarreste smarriti
L’acqua ch’i’ prendo già mai non si corse
     minerva spira et conducemi apollo
     et nove muse me dimostrar l’orse
Voi altri pochi che drizzaste il collo10
     per tempo il pan degli angeli del quale
     vivesi qui ma non se vien satollo

  1. emendato a penna, scrivendo al di sopra della e una lettera i