Pagina:Alighieri - Comedìa, Foligno, 1472.djvu/254

O uirtu mia per che fittidilegue * frame fteftb dicea chemifentiira la polTa delegambe pofta intriegue Noi erauam doue più non faliua Iafcala fu eterauamo affiffi ^ pur come naue calapiaggia arriua Ec ioa&efiunpoco Ho udiiTi alcuna cofa nel nouogirone poi miriuolfi alamaeftro mioediflì Dolce mio padre diqual offenfione fipurga tipi nelgiro doue femo fe pie fiftanno non dea tuo fermone Etelli ame lamordelbene fcemo difuo douer qui ritta firiftora qui fi ribàtte il mal tardato remo Ma perche più aperto intendi ancbora uotgi lamenti; ame et prenderai alcun buon frutto dinolìra dimora Nc Creatore ne creatura mai comincio e figliol fu fanza amore onaturale odanimo et tu Iofai Lonaturale e fempre fanza errore ma laltro puote errar permale obie&o oper troppe? oper pocho diuigore Mentre chelle ne primi ben diretto et nc fecondi fe fteiTo mtfura eÌTernon può cagion dimal diletto Ma quando almal fi torcc^compiu cura ocòmen che non dee corre nelbcnc contrai fattore adoura fua fattura