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INTORNO AL VOLGARE ILLUSTRE. | 203 |
Volgare Latino per eccellenza. Ma neppur sembra ch’ei sospettasse di dover fare ragione di siffatti Volgari, come primitivi o derivati da una varia corruzione e trasformazione d’un medesimo Volgare Latino. Bensì prende di tratto a considerarli in quella sola parte che, per qualità di locuzione e per certa dignità di costruzione e d’Arte, possono viepiù accostarsi a quel Latino che, non ostante la diversità de’ luoghi e de’ tempi, ci fu tramandato e rimane identico negli Scritti. Del resto, non ne ricerca punto l’intima loro natura e l’indole speciale, nè li raccomanda tai quali gli si facevano riudire nel famigliare o civile Discorso. Ma si contenta di desumerne il maggiore o minor pregio dalla forma di certi vocaboli e costrutti, dalla differente pronuncia, e dall’attitudine non meno che dagli esempj di chi li congegnava nei lavori d’Arte e dove l’Arte pareva richiedersi. Ardita e rilevante è pur una siffatta disamina, nè da poter compiersi con buon effetto, senza un assai valido Criterio; nè questo a Dante mancava.
VI.
Anzi, chi sottilmente vi riguardi, non tarderà ad accorgersi che un doppio Criterio gli sovvenne di guida nella sì nuova investigazione. In verità, quand’egli ci richiama a ciò che parrebbe aver attinenza alla struttura ed all’arte de’ Componimenti poetici, o che gli si mostra degno e conducevole ad altrui ammaestramento, non pone differenza de’ Rimatori Italici da quelli di Francia o di Provenza e dagli Spagnuoli che poetarono in Provenzale. Studia di ciascuno le Poesie omai celebri, sceglie le più artificiose e di men ignobile dettato, ritraendone le imitabili norme, in cui tutti per felice ispirazione e valore d’ingegno, se non per consiglio, riuscirono ad accordarsi. Di quest’Arte, non di rado e a tempo avvalorata dall’autorità degli Scrittori Latini, ma non ancor definita abbastanza, si giova a meglio discernere nel proprio Volgare quel tanto di più eloquente e nobile, che potesse confarsi al dolce Stile moderno. Qualora poi la Critica del savio Poeta