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190 | DE VULGARI ELOQUENTIA. |
62. Desinentium ultimarum. Quest’errore s’è insinuato in tutte le Edizioni, non ostante che sia palese e certo doversi leggere «desinentiarum ultimarum,» pur deducibile dalla Traduzione avuta sott’occhio dagl’Interpreti stessi.
68. Reperiri. Così avevo accolto nel Testo per seguire il cenno del Witte; ma al presente, meglio disaminato il tutto, e avuto specialmente risguardo che qui l’Autore intende toccare di quelle ripetizioni di Rime a schivarsi dagl’illustri od aulici Poeti, m’assicuro di dar nel vero, prescegliendo «repetiri,» come porta la comune lezione.
70. Ut nascentis militiæ dies, qui cum nulla prærogativa suam indignatur præterire dietam. Il che s’interpreta dal Trissino: Come il giorno della nascente milizia, il quale si sdegna lasciare passare la sua giornata senza alcuna prerogativa. Ma che significa mai questo, e chi l’intende? Nè, qualora vi si fosse atteso, era difficile l’accorgersi che ivi «dies,» non che esser fuori di luogo, non serba alcuna attinenza colle cose susseguenti. Le quali anzi ci astringono a ritrarre e scrivere invece «Dux,» appartenendosi al Duce di tenere del continuo esercitate le recenti milizie ad acquistarsi ogni giorno per qualche fatto d’armi nuovo pregio ed abilità a poter meglio compiere le onorate imprese. Per simile modo i grandi Poeti soglionsi regolare nel contessere le loro Canzoni con sempre nuovi congegni di Rime, tanto da indovinarne la forma men di lungi dalla perfezione.
78. De Arte, prout habitudinem respicit, etc. Quell’abitudine, intendi, relazione che risguarda le Rime e l’ordine, con cui nella Stanza devono essere disposte.
Lin. 5. Et aliquid dividere, quod postea secundum partes ejus videbimus. Di tal guisa legge il Fraticelli, senza che pur siasi dato pensiero di raffrontare il Testo coll’antico Volgarizzamento: Ed altre (cose) sono da dividere, le quali poi secondo le loro parti vedremo. Con ciò non è per altro tolta