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COMMENTI. | 171 |
genuina lezione, ma che, in riguardo ad essa, si debba porre «stultitiam» invece di «stultitiam.» Del resto, a me basta d’investigare le proprie intenzioni di Dante, senza nè punto darmi briga di correggerne la Grammatica, nè tampoco di stabilirne regole al modo suo.
Lin. 14. Quorum omnium speciositas magis multiplicatur in illo, etc. Il Volgarizzamento a ciò corrisponde: La bellezza delle quali cose tutte si moltiplica in esso Endecasillabo. E di qui il Witte s’indusse a sostituire «speciositas» in luogo di «specimen,» che si riscontra ne’ Codici e nelle Stampe. Nè male s’appose, perocchè l’Autore quivi intese di darne notabile conferma che la speciosità od elevatezza delle sentenze, delle costruzioni e de’ vocaboli, confacevole alla grandiosità del verso, poteva ben più moltiplicarsi nell’Endecasillabo, che in altri versi di meno sillabe, i quali hanno a comprender tanto poco seno. Così le gravi e pregiate cose, venendo ad essere in maggior numero nell’Endecasillabo, lo rendono di maggior gravità o peso.
20. «Ara auziretz encabalitz chantars,» val pressochè dire: Ora udirete perfezionati cantari.
30. Ubi si consideretur accentus, et ejus causa, Endecasyllabum esse constabit. Sicuramente, che ove in questo verso: «De fin Amor si vient sen et bonté,» si consideri l’accento principale e dove posa, cioè da ultimo, si conoscerà che la sillaba té o tà di bontà, per essere comprensiva di due sillabe, basta a compiere la quantità conveniente al verso suindicato. Perciò mi son convinto che sia a scriversi «ejus pausa,» e non già «ejus causa,» secondo che legge la Volgata. Bensì m’avviserei, che dopo «accentus» siasi omesso «è» per designare l’accento stesso, onde si finisce il verso. Vedi nota alla lin. 35, Vulg. El., i, 15.
42. Licet hoc Endecasyllabum celeberrimum carmen, ut dignum est, videatur omnium. Per giusto accorgimento del