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COMMENTI. | 161 |
E io pur volentieri consento alla sì benevola interpretazione, non fosse altro, per l’onesto animo di chi la consiglia. Ma poi non saprei temperanni da disdegno all’improvvida e peggio espressa sentenza del Rossetti. Il quale, nell’interpretare «Homo tripliciter spirituatus,» oltre che afferma doversi intendere, che l’Uomo ha tre spiriti, ne piglia pur anco nuovo pretesto a supporre ne’ libri De Vulgari Eloquentia un Trattato di segreto linguaggio dei Ghibellini per nascondere le loro dottrine politiche e religiose. Fin a tanto segno potè delirare la Critica inspirata dalla passione d’un mal concetto sistema! Se non che Dante, impavido e libero amico della verità, seppe mai sempre a tempo e luogo proclamarla apertamente. E quando usa delle allegorie, si il fa, non per timidità di mostrare il vero, ma con persuasione di renderlo più amabile e prezioso sotto il velo delle immagini o figure, onde s’avviva la Poesia. Nè quindi è lecito a’ suoi Interpreti di torcere le parole di lui a un intendimento diverso da quello ch’ei tenne, e ci disvela e determina nell’una o nell’altra delle Opere sue, quasi spiegando sè stesso. Ed in questa, dov’egli prefisse di svolgere l’arduo e vario argomento della Volgare Eloquenza, chiunque s’attenta di ascrivergli una qualsiasi differente intenzione, bisogna che contraddica alla splendida verità del detto, a più riprese comprovata dal fatto.
41. Per hæc tria quicquid agimus, agere videmur. Ed anco la stessa benevolenza, che può sorgere fra due uomini e disporli a scambievolmente amarsi, conviene essere o per utilità o per diletto o per onestà: Conv., iii, 11.
48. Intentum omnium quærentium utilitatem, nil aliud, quam Salutem inveniemus. Da quanto si dichiara in appresso, e soprattutto da parecchi luoghi della Commedia (Purg., xvii, 106; Par., viii, 102; xxii, 124; xxviii, 61) possiamo tenere con certezza, che il vocabolo «Salus» qui significa la verace Salute o, per meglio dire, la Felicità, cui gli uomini aspirano, quel dolce Pome, che per tanti rami Va cercando la cura de’ mortali: Purg., xxvii, 115. Essa felicità, sì variamente intesa, deve infatti riguardarsi come l’ultimo Fine, al quale l’Uomo è ordinato, in quanto egli è Uomo (Conv., iv, 6),
Dante, Opere latine. | 11 |