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COMMENTI. 139





Lin. 1. Quod de Italica silva residet. In cambio di «residet,» che s’incontra nella Volgata e corrisponde inoltre a «residibus» e «residentiam,» pur occorrenti in questo Capitolo, non mi trattenni di riporre «remanet» dacchè può sicuramente ricavarsi dai Codici, nè punto si disconviene all’altre parole, da cui dipende.

4. Cum ab Imolensibus, etc. Dal contesto del discorso qui risulta con certezza che a «cum» significa poichè, volendovisi appunto far vedere in che si fonda la non mala opinione di que’ cotali, che affermavano doversi la Loquela de’ Bolognesi riputar più bella per essersi appropriata singolarmente da quei di Imola una certa dolcezza e mollezza di pronunzia. Perciò mi persuado che eziandio più sotto (lin. 11) non debba leggersi «etiam,» sì veramente «etenim,» onde la forma del ragionamento riuscirebbe compiuta.

7. Sicut facere quoslibet a finitimis suis convicimus. Dirittamente s’appose il Böhmer nel credere che, in luogo del «convicimus» della Volgata, s’avesse a riporre «conjicimus,» conformemente a ciò che segue: «ut Sordellus.... ostendit». Ma certo non vide il vero riferendo a «Bononienses» (lin. 3) il «suis,» che ha manifesta relazione a «quoslibet.» Quindi mi sembra giusto l’avviso del prof. D’Ovidio, che Dante or volesse dire a un dipresso così: — I Bolognesi piglian un po’ da uno de’ Popoli vicini, e un po’ da un altro: chè già tutti sogliono fare a questo modo, pigliar cioè qualcosa da’ proprj vicini, siccome, ad esempio, fece Sordello Mantovano. —

8. Sordellus de Mantua.... qui tantus eloquens vir existens, non solum in poetando, sed quomodolibet loquendo, patrium Vulgare deseruit. Nè vuolsi metter in dubbio che un tant’Uomo non sia quel medesimo che nella Divina Commedia ci si offre in esempio del libero e magnanimo cittadino: Purg., vi, 74. E il commentatore Jacopo Della Lana, oltre al