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COMMENTI. 95


come più collegata al successivo dilemma, onde pur mi son persuaso, che s’avesse a leggere «conjicimus,» anzichè «convicimus,» per serbare così l’unità del discorso.



Lin. 2. Ita quod (sicchè) multi multis non intelliguntur per verba, quam sine verbis. Perocchè, essendo tanto diversi e dissonanti i linguaggj, non potrebbero gli uomini farsi intendere gli uni agli altri, se non con quelli d’uno stesso linguaggio. Le altre parole, che pur si facessero udire, per essere sì differenti di suono e di forma, sarebbero per cotesta gente inutili segni, quasi neppur fossero proferite.

4. Vir sine matre, Vir sine lacte, qui nec pupillarem ætatem (l’adolescenza), nec vidit adultam. Adamo, l’Uomo che non nacque (Par., vii, 25), fu creato da Dio in tutta l’animal perfezione (Ivi, xiii, 83); nè quindi conobbe madre, nè adolescenza nè gioventù, ma soltanto l’età perfetta. Ed ecco perchè il Poeta nel rivolgersi a quell’Anima prima Che la prima Virtù creasse mai, prorompe a dire: O Pomo, che maturo Solo prodotto fosti, o Padre antico, A cui ciascuna sposa è figlia e nuro (nuora): Par. xxvi, 90. Qui per altro dev’esservi nel Testo qualche lacuna, perchè le cose susseguenti richiedono, che siasi premesso, come «Adamo abbia dovuto parlare la Lingua più perfetta, e che indi si avrebbe a muovere quistione dove e presso quale popolo la si tramandasse meglio conservata.» Ed è infatti per questo privilegio, che ciascuna gente, ancorchè ristretta in piccola cerchia e la meno civile, pur contenderebbe che il proprio Linguaggio fosse, oltrechè superiore d’eccellenza a tutti gli altri, quel medesimo formato in prima e parlato da Adamo per divina ispirazione. Nè Pietramala, assai circoscritto paese della Romagna toscana, poteva credersi d’essere in ciò da meno di qualsiasi terra, nè di avere anco minor estensione e cittadinanza. Qual meraviglia dunque, se eziandio oggidì a molte genti il mondo stesso non apparisce più ampio del giro de’ monti e delle bo-