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COMMENTI. 89


soggiacere ad invidia verso altre), e allora allora, che il Creatore l’aveva formata sì bella, non sofferse di star sotto alcun velo, e si volle, tuttavia disobbedendo, gustare il divietato frutto; Purg., xxix, 26; Par. xiii, 38.

18. Credimus ipsi Adæ prius datum fuisse loqui ab eo, statim ipsum plasmaverat. Ponendo mente che in queste parole non si accennerebbe alla prontezza dell’atto, in cui dapprima s’aperse la favella di Adamo , ma vien invece fuor di proposito a toccarsi il pronto atto del Creatore, mi raffermo nel credere , che debba leggersi «statim ac» e quindi «a Deo» in luogo di «ab eo,» che ivi non si ravvisa a chi debba immediatamente riferirsi: Vulg. El, i, 5. E così l’intese il Trissino, che traduce: Crediamo ad esso (Adamo) essere stato dato primieramente il parlare da Dio, subito che l’ebbe formato.

20. Quod (meglio «quid») autem prius vox primi Loquentis sonaverit (ciò che poi la voce del primo Parlante abbia primamente risuonato), viro sanæ mentis (ad uomo d’intelletto sano, libero e spedito alla luce della verità: Conv., iii, 12; iv, 46; Inf., ix, 61) in promptu esse non titubo, ipsum fuisse, quod Deus est, scilicet el (non dubito si renda manifesto, tale suono essere stato significativo di ciò che Dio è, vale a dire el. Forse tornerebbe meglio leggere col Trissino «in promptu est, et non dubito» (ad ogni uomo d’intelletto è in pronto, e io non dubito, ec.). Ma checchè si voglia dire, gli è poi certissimo, che al presente e nel Poema (Par. xxvi, 133) bisogna leggere el e non eli, nè i od un, nè altro vocabolo. Dante in effetto s’attenne alla dottrina d’Isidoro, che lasciò scritto: «Primum apud Hæbreos nomen el, dicitur.... secundum eloi (Eli):» Ety, I. vii, c. 1. Questo nome el già l’usavano gli Ebrei, ed Ebraico fu il linguaggio di Adamo: «Fuit Hebraicum idioma id, quod primi Loquentis labia fabricaverunt:» Vulg. El., i, 6.

Nè qui v’ha contraddizione con quella iperbolica frase, onde si fa raffermare da Adamo, che la lingua da lui parlata e fatta fosse tutta spenta, anco prima della Confusione di Babele: Par. xxvi, 126. Innanzi che Nembrotte s’attentasse