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CANTO XXII

     Io vidi giá cavalier muover campo,
e cominciare stormo e far lor mostra,
3e tal volta partir per loro scampo;
     corridor vidi per la terra vostra,
o Aretini, e vidi gir gualdane,
6fedir torneamenti, e correr giostra;
     quando con trombe, e quando con campane,
con tamburi e con cenni di castella,
9e con cose nostrali e con istrane;
     né giá con sí diversa cennamella
cavalier vidi muover né pedoni,
12né nave a segno di terra o di stella.
     Noi andavam con li dieci demoni,
ahi fiera compagnia! ma ne la chiesa
15coi santi, e in taverna co’ ghiottoni.
     Pur a la pegola era la mia intesa,
per veder de la bolgia ogni contegno
18e de la gente ch’entro v’era incesa.
     Come i dalfini, quando fanno segno
a’ marinar con l’arco de la schiena,
21che s’argomentin di campar lor legno,
     talor cosí ad alleggiar la pena
mostrav’alcun de’ peccatori il dosso,
24e nascondea in men che non balena.
     E come a l’orlo de l’acqua d’un fosso
stanno i ranocchi pur col muso fuori,
27sí che celano i piedi e l’altro grosso,