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inferno - canto xix 83

     E se non fosse ch’ancor lo mi vieta
la reverenza de le somme chiavi
102che tu tenesti ne la vita lieta,
     io userei parole ancor piú gravi;
ché la vostra avarizia il mondo attrista,
105calcando i buoni e sollevando i pravi.
     Di voi pastor s’accorse il Vangelista
quando colei che siede sopra l’acque
108puttaneggiar coi regi a lui fu vista;
     quella che con le sette teste nacque,
e da le diece corna ebbe argomento,
111fin che virtute al suo marito piacque.
     Fatto v’avete Dio d’oro e d’argento:
e che altro è da voi a l’idolatre,
114se non ch’elli uno, e voi ne orate cento?
     Ahi, Costantin, di quanto mal fu matre,
non la tua conversion, ma quella dote
117che da te prese il primo ricco patre!»
     E mentr’io li cantava cotai note,
o ira o coscienza che ’l mordesse,
120forte spingava con ambo le piote.
     I’ credo ben ch’al mio duca piacesse,
con sí contenta labbia sempre attese
123lo suon de le parole vere espresse:
     però con ambo le braccia mi prese,
e poi che tutto su mi s’ebbe al petto,
126rimontò per la via onde discese;
     né si stancò d’avermi a sé distretto,
sí men portò sovra ’l colmo de l’arco
129che dal quarto al quinto argine è tragetto.
     Quivi soavemente spuose il carco,
soave per lo scoglio sconcio ed erto
132che sarebbe a le capre duro varco.
     Indi un altro vallon mi fu scoperto.