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82 la divina commedia

     Per che lo spirto tutti storse i piedi;
poi, sospirando e con voce di pianto,
66mi disse: «Dunque che a me richiedi?
     Se di saper ch’i’ sia ti cal cotanto,
che tu abbi però la ripa corsa,
69sappi ch’io fui vestito del gran manto;
     e veramente fui figliuol de l’orsa
cupido sí per avanzar li orsatti,
72che, su, l'avere, e qui me misi in borsa.
     Di sotto al capo mio son li altri tratti
che precedetter me simoneggiando,
75per le fessure de la pietra piatti.
     Lá giú cascherò io altresí quando
verrá colui ch’i’ credea che tu fossi
78allor ch’io feci ’l súbito dimando.
     Ma piú è ’l tempo giá che i piè mi cossi
e ch’io son stato cosí sottosopra
81ch’el non stará piantato coi piè rossi:
     ché dopo lui verrá di piú laida opra,
di ver ponente, un pastor senza legge,
84tal che convien che lui e me ricopra.
     Nuovo Iasòn sará, di cui si legge
ne’ Maccabei; e come a quel fu molle
87suo re, cosí fia lui chi Francia regge».
     I’ non so s’i’ mi fui qui troppo folle,
ch’i’ pur risposi lui a questo metro:
90«Deh, or mi dí: quanto tesoro volle
     nostro Signore in prima da san Pietro
ch’ei ponesse le chiavi in sua balia?
93certo non chiese se non ‘ Viemmi retro ’.
     Né Pier né li altri tolsero a Mattia
oro od argento, quando fu sortito
96al luogo che perdé l’anima ria.
     Però ti sta, ché tu se’ ben punito;
e guarda ben la mal tolta moneta
99ch’esser ti fece contra Carlo ardito.