Pagina:Alighieri, Dante – La Divina Commedia, 1933 – BEIC 1730903.djvu/65

CANTO XIV

     Poi che la caritá del natio loco
mi strinse, raunai le fronde sparte,
3e rende'le a colui, ch’era giá fioco.
     Indi venimmo al fine ove si parte
lo secondo giron dal terzo, e dove
6si vede di giustizia orribil arte.
     A ben manifestar le cose nove,
dico che arrivammo ad una landa
9che dal suo letto ogni pianta rimove.
     La dolorosa selva l’è ghirlanda
intorno, come ’l fosso tristo ad essa:
12quivi fermammo i passi a randa a randa.
     Lo spazzo era una rena arida e spessa,
non d’altra foggia fatta che colei
15che fu da’ piè di Caton giá soppressa.
     O vendetta di Dio, quanto tu déi
esser temuta da ciascun che legge
18ciò che fu manifesto a li occhi miei!
     D’anime nude vidi molte gregge
che piangean tutte assai miseramente,
21e parea posta lor diversa legge.
     Supin giaceva in terra alcuna gente,
alcuna si sedea tutta raccolta,
24e altra andava continuamente.
     Quella che giva intorno era piú molta,
e quella men che giaceva al tormento,
27ma piú al duolo avea la lingua sciolta.