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58 la divina commedia

     Quando ’l maestro fu sovr’esso fermo,
disse: «Chi fosti, che per tante punte
138soffi con sangue doloroso sermo?»
     Ed elli a noi: «O anime che giunte
siete a veder lo strazio disonesto
141c’ha le mie fronde sí da me disgiunte,
     raccoglietele al piè del tristo cesto!
I’ fui de la cittá che nel Battista
144mutò il primo padrone: ond’e’ per questo
     sempre con l’arte sua la fará trista;
e se non fosse che ’n sul passo d’Arno
147rimane ancor di lui alcuna vista,
     que’ cittadin che poi la rifondarno
sovra ’l cener che d’Attila rimase,
150avrebber fatto lavorare indarno.
     Io fei giubbetto a me de le mie case».