Poi mi tentò, e disse: «Quelli è Nesso,
che mori per la bella Deianira 69e fe’ di sé vendetta elli stesso.
E quel di mezzo, ch’ai petto si mira,
è il gran Chiron, il qual nodrí Achille; 72quell’altro è Folo, che fu sí pien d’ira.
Dintorno al fosso vanno a mille a mille,
saettando qual anima si svelle 75del sangue piú che sua colpa sortille».
Noi ci appressammo a quelle fiere snelle:
Chiron prese uno strale, e con la cocca 78fece la barba indietro a le mascelle.
Quando s’ebbe scoperta la gran bocca,
disse a’ compagni: «Siete voi accorti 81che quel di retro move ciò ch’el tocca?
Cosí non soglion far li piè de’ morti».
E ’l mio buon duca, che giá li era al petto, 84dove le due nature son consorti,
rispose: «Ben è vivo, e sí soletto
mostrarli mi convien la valle buia: 87necessitá ’l ci ’nduce, e non diletto.
Tal si partí da cantare alleluia
che mi commise quest’officio novo: 90non è ladron, né io anima fuia.
Ma per quella virtú per cu’ io movo
li passi miei per sí selvaggia strada, 93danne un de’ tuoi, a cui noi siamo a provo,
e che ne mostri lá dove si guada,
e che porti costui in su la groppa, 96ché non è spirto che per l’aere vada».
Chiron si volse in su la destra poppa,
e disse a Nesso: «Torna, e sí li guida, 99e fa cansar s’altra schiera v’intoppa».
Or ci movemmo con la scorta fida
lungo la proda del bollor vermiglio, 102dove i bolliti facieno alte strida.