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inferno - canto xii 51

     Io giá pensando; e quei disse: «Tu pensi
forse in questa ruina ch’è guardata
33da quell’ira bestial ch’i’ ora spensi.
     Or vo’ che sappi che l’altra fiata
ch’i’ discesi qua giú nel basso inferno,
36questa roccia non era ancor cascata;
     ma certo poco pria, se ben discerno,
che venisse colui che la gran preda
39levò a Dite del cerchio superno,
     da tutte parti l’alta valle feda
tremò sí, ch’i’ pensai che l’universo
42sentisse amor, per lo qual è chi creda
     piú volte il mondo in caòs converso;
e in quel punto questa vecchia roccia
45qui e altrove tal fece riverso.
     Ma ficca li occhi a valle, ché s’approccia
la riviera del sangue, in la qual bolle
48qual che per violenza in altrui noccia».
     Oh cieca cupidigia e ira folle,
che sí ci sproni ne la vita corta,
51e ne l’eterna poi sí mal c’immolle!
     Io vidi un’ampia fossa in arco torta,
come quella che tutto ’l piano abbraccia,
54secondo ch’avea detto la mia scorta;
     e tra ’l piè de la ripa ed essa, in traccia
corrien centauri, armati di saette,
57come solíen nel mondo andare a caccia.
     Veggendoci calar, ciascun ristette,
e de la schiera tre si dipartiro
60con archi e asticciuole prima elette;
     e l’un gridò da lungi: «A qual martiro
venite voi che scendete la costa?
63Ditel costinci; se non, l’arco tiro».
     Lo mio maestro disse: «La risposta
farem noi a Chiron costá di presso:
66mal fu la voglia tua sempre sí tosta».