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48 la divina commedia

     onde nel cerchio minore, ov’è ’l punto
de l’universo in su che Dite siede,
66qualunque trade in eterno è consunto».
     E io: «Maestro, assai chiara procede
la tua ragione, ed assai ben distingue
69questo baratro e ’l popol ch’e’ possiede.
     Ma dimmi: quei de la palude pingue,
che mena il vento, e che batte la pioggia,
72e che s’incontran con sí aspre lingue,
     perché non dentro da la cittá roggia
sono ei puniti, se Dio li ha in ira?
75e se non li ha, perch’e’ sono a tal foggia?»
     Ed elli a me: «Perché tanto delira»
disse «lo ’ngegno tuo da quel che suole?
78o ver la mente dove altrove mira?
     Non ti rimembra di quelle parole
con le quai la tua Etica pertratta
81le tre disposizion che ’l ciel non vuole,
     incontinenza, malizia e la matta
bestialitade? e come incontinenza
84men Dio offende e men biasimo accatta?
     Se tu riguardi ben questa sentenza,
e rechiti a la mente chi son quelli
87che su di fuor sostegnon penitenza,
     tu vedrai ben perché da questi felli
sien dipartiti, e perché men crucciata
90la divina vendetta li martelli».
     «O sol che sani ogni vista turbata,
tu mi contenti sí quando tu solvi,
93che, non men che saver, dubbiar m’aggrata.
     Ancora un poco in dietro ti rivolvi,»
diss’io «lá dove di’ ch’usura offende
96la divina bontade, e ’l groppo solvi».
     «Filosofia» mi disse «a chi la ’ntende,
nota non pur in una sola parte,
99come natura lo suo corso prende