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484 | la divina commedia |
Dante ha raccostato uno dei piú orrendi esempi d’avarizia, con la giusta giustizia della fame, fisica, reale, con la quale gli Dei colpirono il piú ingordo dell’oro.
Aggiungo un esempio di minor conseguenza, ma notabile per l’arte. Purg., III, 16 sgg.:
Lo sol, che dietro fiammeggiava roggio,
rotto m’era dinanzi, a la figura
ch’avea in me de’ suoi raggi l’appoggio.
La mia interpunzione corrisponde a quella del codice Villani, che porta un apice dinanzi «a la figura»; e a me pare ch’elimini una ridondanza, e che aiuti l’immagine visiva, che si crea, piú che rilevarsi: l’ombra era proiettata secondo la figura della persona, che intercettava i raggi.
In questo senso, e a questo modo, le novitá della mia edizione non sono infrequenti; ma non vuol dire che sieno tutte originali. Come qui il suggerimento m’è venuto, forse, dall’antico codice Villani, in altri casi me l’han prestato i moderni, specialmente Isidoro del Lungo, il quale nel Paradiso ha visto spesso assai a fondo, e ci tenne a dirlo, il magnifico vecchio, «in atto onesto e sodo».
Firenze, ottobre 1932.
Domenico Guerri.