Poi si rivolse per la strada lorda,
e non fe’ motto a noi, ma fe’ sembiante 102d’uomo cui altra cura stringa e morda
che quella di colui che li è davante;
e noi movemmo i piedi inver la terra, 105sicuri appresso le parole sante.
Dentro li entrammo senz’alcuna guerra;
e io, ch’avea di riguardar disio 108la condizion che tal fortezza serra,
com’io fui dentro, l’occhio intorno invio;
e veggio ad ogne man grande campagna 111piena di duolo e di tormento rio.
Sí come ad Arli, ove Rodano stagna,
sí com’a Pola, presso del Carnaro 114ch’Italia chiude e suoi termini bagna,
fanno i sepolcri tutt’il loco varo,
cosí facevan quivi d’ogni parte, 117salvo che ’l modo v’era piú amaro;
ché tra li avelli fiamme erano sparte,
per le quali eran sí del tutto accesi, 120che ferro piú non chiede verun’arte.
Tutti li lor coperchi eran sospesi,
e fuor n’uscivan sí duri lamenti, 123che ben parean di miseri e d’offesi.
E io: «Maestro, quai son quelle genti
che, seppellite dentro da quell’arche, 126si fan sentir con li sospir dolenti?»
Ed elli a me: «Qui son li eresiarche
co’ lor seguaci, d’ogni setta, e molto 129piú che non credi son le tombe carche.
Simile qui con simile è sepolto,
e i monimenti son piú e men caldi». 132E poi ch’a la man destra si fu vòlto,
passammo tra i martíri e li alti spaldi.